Project Description
Vegagest Immobiliare SGR S.p.A. ha nominato la società Majone & Partners S.r.l. quale proprio consulente tecnico nel Procedimento n°14610/2011 in essere presso la Procura della Repubblica – Tribunale di Genova, procedura aperta a seguito degli eventi alluvionali registrati il 4 ottobre 2010 che hanno coinvolto la città di Genova, abbattendosi con particolare violenza sui quartieri di ponente della città (zona Multedo – Pegli) e provocando l’esondazione dei corsi d’acqua presenti: Torrente Chiaravagna, Rio Cantarena, Rio Molinassi, Rio Marotto e Rio Monferrato. La società Vegagest si è vista citare in giudizio quale proprietaria di un immobile sottostante il quale passa, tombato, un tratto di lunghezza pari a 24 m del Rio Marotto, del quale risulta responsabile in termini di manutenzione ai fini di garantirne l’efficienza idraulica, e – per questa ragione – è risultata – secondo le valutazioni del PM – corresponsabile dei danni occorsi nell’evento del 4 Ottobre 2010. La consulenza ha riguardato diversi aspetti: studio idrologico approfondito dell’evento pluviometrico del 04.10.2010; indagine topografica di dettaglio eseguita nei mesi di Aprile – Maggio 2013 dal Geom. Ramiro Papamarenghi con oltre 100 sezioni del corso d’acqua rilevate per una lunghezza complessiva di 600 m di corso d’acqua dall’Autostrada alla foce; analisi idraulica monodimensionale del tratto terminale del rio Marotto, eseguita per tempi di ritorno di 1, 5, 10, 50, 100 e 200 anni; analisi di trasporto solido; analisi del piano di bacino e degli studi pregressi condotti sull’argomento; valutazione di tutte le concause che hanno contribuito all’aggravio delle condizioni esondative esplicatesi durante l’alluvione del 04.10.2010. L’analisi eseguita ha permesso di dimostrare l’estraneità di Vegagest rispetto alle accuse mosse dal PM per le motivazioni di seguito elencate ed illustrate dall’ing. Cerlini – quale Consulente Tecnico di Parte – durante l’udienza del 12.11.2015 dinnanzi al Tribunale di Genova. Innanzitutto è stato eseguito un opportuno distinguo tra i quattro corsi d’acqua – e i loro rispettivi bacini – che sono esondati durante l’evento suddetto. Il Rio Marotto – corso d’acqua che sottopassa (tombato) il fabbricato Vegagest – risulta essere quello con il bacino più piccolo (di un ordine di grandezza inferiore – cioè 10 volte – a quello del Chiaravagna) e con conseguente minor valore di portata di picco (secondo quanto riportato nel Piano di Bacino). Ipotizzando che le portate abbiano avuto tempo di ritorno duecentennale – ma analogo discorso vale anche se il tempo di ritorno è stato superiore od inferiore poiché stiamo ragionando in termini percentuali – il volume dell’idrogramma di piena del rio Marotto vale solo per il 2% di quello complessivo dato dalla sommatoria dei volumi degli idrogrammi dei quattro corsi d’acqua analizzati e questo in ragione – come detto – della ridotta estensione areale del bacino. Inoltre per le suddette differenze esistenti tra i bacini, l’unica dinamica di scambio idrico di contributi liquidi superficiali possibile è da quelli più grandi a quelli più piccoli, il che – semplificando – equivale a dire che le acque esondate dal Cantarena, dal Molinassi o dal Chiaravagna possono aver peggiorato la situazione esondativa riscontrata nel bacino del Marotto ma non può essere certo avvenuto il contrario, anche in ragione dell’orografia del territorio. In merito all’evento pluviometrico, l’analisi dei dati registrati a Monte Gazzo tramite il metodo di Gumbel ed il metodo MG per le piogge ha dimostrato – specialmente per brevi durate (3 ore) – l’imprevedibilità dell’evento. La modellazione numerica condotta sul corso d’acqua ha permesso di avvalorare le criticità riscontrate sul corso d’acqua in studi pregressi ovvero l’inadeguatezza dell’imbocco della sezione ad arco ribassato in prossimità di Viale Villa Gavotti mentre – grazie ad un’importante campagna di rilievi condotta ad hoc – è stato possibile effettuare un importante distinguo di quanto asserito in merito alle insufficienze del tratto vallivo (zona fabbricato Vegagest) evidenziando come le problematiche si concentrino sotto viale Merano (restringimento di sezione per attraversamento sottoservizi) e nella zona della confluenza con il Monferrato (brusca riduzione della pendenza) e non genericamente su tutto il tratto senza soluzione di continuità. Al contrario il tratto di tombinatura sotto il fabbricato Vegagest risulta essere decisamente più performante rispetto ai tratti a monte e a valle. In effetti è l’unico in grado di esitare la portata di picco fino a tempi di ritorno di 10 anni, mentre il tratto sotto viale Merano comincia ad andare in crisi già per tempi di ritorno ascrivibili all’anno. Di fatto quindi il tratto di tombinatura sottostante il Fabbricato Vegagest, trovandosi tra due criticità – una a monte (riduzione di sezione per presenza di tubazioni dei sottoservizi e brusca riduzione della pendenza) ed una a valle (riduzione della pendenza e immissione del Monferrato) – ha subito le pessime e peggiori condizioni di deflusso dei tratti suddetti. Inoltre durante l’evento vi sono stati tutta una serie di fattori che hanno contribuito all’amplificazione del fenomeno esondativo. Innanzitutto il trasporto solido – che come sempre accade nelle alluvioni – risulta cospicuo e peggiorativo dell’evento anche in relazioni alle già scarse capacità di deflusso della tombinatura del rio Marotto nel tratto sottostante via Merano e in corrispondenza della confluenza del rio Monferrato. La riduzione della pendenza in corrispondenza di viale Merano ha comportato una brusca riduzione della velocità che ha di fatto diminuito la capacità di trasporto solido della corrente con il conseguente deposito del materiale proveniente da monte in corrispondenza dei restringimenti di sezione. Stesso comportamento, causato sempre dalla riduzione della pendenza, si è avuto nella zona di confluenza tra Marotto e Monferrato. Inoltre da non trascurare sono le insufficienze di tutto quel sistema di presidi idraulici (quali caditoie, pluviali) delle aree urbanizzate che non sono stati in grado di convogliare le acque nel rio Marotto – indipendentemente dall’officiosità dello stesso – che sono quindi ruscellate lungo le strade. Entrambi i fattori amplificativi prescindono – evidentemente – dalla geometria della tombinatura del Rio Marotto sottostante il fabbricato Vegagest.